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EXIT STRATEGY: ORA NON SI PARLA D'ALTRO

 
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Joined: 19 Nov 2011
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PostPosted: Sun Nov 20, 2011 6:13 am    Post subject: EXIT STRATEGY: ORA NON SI PARLA D'ALTRO Reply with quote

DALLA PAX TOGLIATTIANA ALLA PAX BERLUSCONIANA. Il Convegno del Capranichetta ha aperto ufficialmente la strada per la exit strategy dalla crisi e la ricostruzione del tessuto economico del Paese. Promoso dalla Fondazione Gaetano Salvemini, l'incontro del 21 settembre č stato la prima pietra miliare nell'agenda politica autunnale che ha visto a confronto alcuni fra i massimi esponenti del giornalismo e della politica.
Di particolare rilievo la lunga, appassionata ricostruzione della figura di Gaetano Salvemini resa da Elio Veltri.


Coordinati da un brillantissimo Mario Sechi, i relatori hanno dato vita ad un acceso confronto sulle reali possibilitŕ di individuare una via d’uscita percorribile dalla morsa della crisi, «che č crisi politica prima ancora che economica».

Il concetto di Pax Berlusconiana č stato illustrato in apertura da Renato d’Andria, presidente della Fondazione Gaetano Salvemini che ha promosso l’incontro. Per d’Andria, l’autentica guerra civile e giudiziaria che ha fin qui dilaniato il Paese puň trovar fine in un provvedimento legislativo che, andando ben oltre amnistia e condono, conduca in tempi rapidi ad una sorta di pacificazione nazionale e restituisca cosě slancio ad un’economia in ginocchio.


UNA PACE INCIVILE
Non guerra civile č stata – a giudizio di Oliviero Beha, mapiuttosto una “pace incivile” da cui si fa fatica ad uscire. Giudizio sostanzialmente condiviso da Filippo Facci di Libero, le cui previsioni circa la reattivitŕ degli italiani risultano ancor piů fosche. Anche perché si continua ad assistere a paradossi come quello ricordato da Roberto Giovannini de La Stampa: «in Italia spingiamo per l’uso dei mezzi pubblici, ma stiamo chiudendo l’unica fabbrica di autobus che era rimasta aperta nel Paese».

Di tutto rilievo sono poi arrivate, sul versante delle azioni da intraprendere, le analisi del costituzionalista Michele Ainis, il quale ha posto sul tappeto, con la consueta efficacia, alcuni fra i rimedi possibili alla attuale crisi di sistema. Tanto per cominciare, meccanismi di “revoca dell’eletto”, quando necessario, analogamente a quanto giŕ accade in diversi Paesi del mondo occidentale; e poi potenziamento delle iniziative di legge popolare che, cosě come si configurano attualmente, altro non sono se non «una supplica al sovrano», e in quanto tali vengono trattate. Al professor Ainis ha fatto eco Giuseppe Fortunato dell’Autoritŕ Garante per la Privacy, avvocato, da sempre schierato in difesa della partecipazione popolare anche in quanto fondatore del vasto movimento “Civicrazia”.

«Ma la vera prioritŕ – ha detto Rocco Buttiglione – resta la riforma dei partiti». Nel corso del convegno il presidente Udc ha annunciato infatti la proposta di legge che prevede, fra l’altro, meccanismi di obbligatorietŕ della democrazia interna, norme precise sull’uso del denaro pubblico e candidature scelte attraverso primarie a scrutinio segreto. Anche perché «continuando di questo passo, con le cricche dei banchieri a decidere sui destini del mondo – ha osservato con la solita grinta il senatore Idv Elio Lannutti – ai nostri figli lasceremo in ereditŕ solo carte revolving scadute…».

Se Elio Veltri aveva scaldato la sala in apertura con l’appassionato ricordo d un insegnamento attualissimo, quello di Gaetano Salvemini, non meno coinvolgente č stata la conclusione del convegno, con un Sergio D’Elia, presidente di Nessuno Tocchi Caino, che ha toccato i tasti piů dolenti del Paese e della nostra coscienza. «Non di debito pubblico a carattere finanziario si deve parlare – ha detto D’Elia – ma di un debito ben piů pesante, quello che la giustizia italiana ha accumulato nei confronti della popolazione, con una montagna da 3 miloni e 300 mila processi pendenti ed una “amnistia clandestina”, riservata ai ricchi, che si chiama prescrizione»
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Sviluppo di un dialogo politico-culturale nel Mediterraneo (Renato d'Andria)
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